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Esattamente quattro anni fa pubblicavo un articolo (v. sotto: “Cinghiali: emergenza vera o paura immotivata?”) sull’aumento dei cinghiali a Costa Paradiso e oggi mi tocca rioccuparmene, con un approccio diverso. E spiegherò il perché.
Il problema si era posto in seguito alla segnalazione di una coppia di proprietari che, a spasso con il loro cane nei pressi di casa, avevano avuto un incontro ravvicinato con un cinghiale, che aveva aggredito il cane ferendolo a una coscia. La segnalazione dei proprietari fece scattare l’allarme, e fu indetta una riunione da parte del Servizio Faunistico della Provincia di Olbia-Tempio e del Comune di Trinità d’Agultu, nel cui territorio si trova Costa Paradiso. All’incontro parteciparono anche le associazioni dei cacciatori e io e mio marito, in quanto residenti e rappresentanti del Fondo Amici di Paco, associazione nazionale per la tutela degli animali da noi stessi fondata nel 1997. Alla fine della riunione stilai un report (v. sotto)
Dall’incontro emerse, sia dal punto di vista logistico, che legale, che della sicurezza, la non fattibilità di una battuta di caccia all’interno di un territorio abitato tutto l’anno. Furono gli stessi cacciatori, con mia grande sorpresa, a scartare l’ipotesi. I responsabili del Servizio faunistico e del Territorio e le Guardie Forestali ci rassicurarono sulla non pericolosità dei cinghiali, attribuendo all’episodio denunciato una sfortunata combinazione di casualità. Purtroppo, e inspiegabilmente, i diretti interessati non furono invitati alla riunione, quindi non ci fu modo di conoscere nel dettaglio e dalla loro viva voce come si erano svolti i fatti. Si fecero quindi ipotesi di massima, escludendo, comunque, che il cinghiale rappresenti un pericolo per l’uomo.
Fummo tutti concordi nel condannare la pratica purtroppo diffusa di dare cibo ai cinghiali, pratica che, come appresi, è penalmente sanzionabile: l’articolo 7 della  Legge di stabilità del 2015 introduce infatti il reato di foraggiamento di cinghiali, prevedendo l’arresto da 2 a 6 mesi o l’ammenda da 516 a 2.065 euro.
Ma, al di là degli aspetti legali, nutrire i cinghiali li rende semidomestici, li spinge ad avvicinarsi impunemente alle case e alle persone, considerandole fonte di cibo.
Nell’incontro ebbi inoltre la conferma di quanto mi avevano raccontato i “pionieri” che scoprirono Costa Paradiso negli anni ’60: cioè l’importazione, a opera dei cacciatori, di cinghiali maremmani che ibridandosi con i cinghiali locali hanno creato una razza più forte, più grande, meno timida e più prolifica.
Me ne andai risollevata, perché l’idea di una battuta di caccia a Costa Paradiso mi sconvolgeva, e perché i responsabili degli enti si impegnarono a mettere in atto una serie di misure, tra le quali una campagna informativa tramite cartelli e volantini per dissuadere turisti, residenti e lavoratori a somministrare cibo ai cinghiali. E, sentendomi risollevata, scrissi l’articolo “Cinghiali: emergenza vera o paura immotivata?” insistendo sul lato poetico del vivere a contatto con la natura. Aspetto che tuttora apprezzo, per carità, ma che non deve occultare una realtà non sempre e non del tutto rosea.

Allora feci l’errore, lo ammetto, di non parlarne con i proprietari che avevano avuto l’incidente e che, come ho già scritto, non erano stati invitati all’incontro. Archiviai il caso pensando che si fosse trattato di un episodio isolato, fiduciosa circa gli impegni assunti dai presenti.
A distanza di quattro anni non è stato fatto nulla di nulla di quanto si era detto, e la situazione è degenerata. Tanto che è di pochi giorni fa la denuncia di un altro proprietario che, a sua volta a spasso con il proprio cane, ha subito l’aggressione da parte di un cinghiale. Oltretutto un veterinario che, a quanto lui stesso ha dichiarato, è avvezzo ad affrontare animali imbestialiti e quindi non è facilmente impressionabile.
Rispetto a quattro anni fa non rinnego l’aspetto “poetico” del vivere a contatto con la natura, ma devo anche testimoniare che la presenza dei cinghiali si è fatta molto più invadente. Basta uscire di casa per imbattersi nei classici due cinghialoni che scortano una nidiata di 8-10 cinghialini. Appena ti vedono, gli adulti ti vengono incontro: come nel cane di Pavlov, il condizionamento “uomo-cibo” è ormai marchiato a fuoco nel loro DNA. E pure quando vedono le auto si avvicinano, perché la loro innegabile intelligenza li porta a fare il collegamento “auto-uomo-cibo”.
Questo grazie al fatto che, ancora, c’è chi dà da mangiare ai cinghiali. E al fatto che nessuno di coloro che 5 anni fa si erano impegnati a fare qualcosa ha tenuto fede all’impegno.
Ecco perché il mio approccio ora è diverso. Se allora, sentiti gli esperti, la situazione pareva sotto controllo, ora mi rendo conto che non la è affatto. E pur amando gli animali e difendendoli, non condivido l’atteggiamento di taluni “animalisti” che antepongono i diritti degli animali a quelli degli esseri umani. Non c’è nulla da anteporre o posporre, ma c’è da prendere atto con realismo che, in veste di garanti e responsabili del Creato, siamo tenuti, sì, a tutelare gli animali ma dobbiamo tutelare anche noi stessi, in quanto parte dello stesso Creato.
Non è questione di ammazzare degli esseri viventi, ma neppure di accettare di vivere con la guardia sempre alzata.
Esistono soluzioni non cruente, come il prelievo e lo spostamento in zone lontane dai centri abitati e la sterilizzazione chimica. Non sta a me indicarle, perché di certo gli esperti ne sono a conoscenza. Ci vuole solo la volontà di risolvere un problema che, se affrontato quattro anni fa, forse adesso non sarebbe ancora qua a intrattenerci. Oltretutto, se non si prendono provvedimenti, arriverà qualcuno che penserà di sostituirsi agli enti preposti e… farsi giustizia da solo. E sappiamo bene che cosa significa.

Un altro aspetto che gli esperti dovrebbero valutare è la coincidenza tra l’aumento dei cinghiali nel territorio di Costa Paradiso e lo spostamento dell’Oasi faunistica da Lu Colbu a Tinnari. Se si tratti cioè di una coincidenza o ci sia un nesso di causalità.
La rassicurazione circa la non pericolosità dei cinghiali, vera in linea di principio e in un contesto naturale, mostra il suo lato debole alla prova dei fatti, in una situazione che di naturale ha ben poco: dove cioè c’è un insediamento umano importante, dove non ci sono in parte o del tutto le recinzioni, e dove purtroppo molti non hanno ancora capito che il cinghiale è bello e bravo ma va trattato da animale selvatico, senza illudersi di poterne fare un cagnolino docile a cui dar da mangiare tutti i giorni come si fa con i nostri Fuffy e Romeo.
Come sempre, ci vuole equilibrio e senso della realtà. E poi la voglia di tirarsi su le maniche e darsi da fare.

Diana Lanciotti
fondatrice e presidente onorario Fondo Amici di Paco
Associazione nazionale per la tutela degli animali ODV

https://www.dianalanciotti.it/report-riunione-in-comune-sulla-situazione-cinghiali-a-cp-2/

https://www.dianalanciotti.it/cinghiali-emergenza-vera-o-paura-immotivata/

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