Egr. Presidente del Consiglio
dr. Giuliano Amato
Desenzano, 1 giugno 2000
Egregio Presidente,
nell’ambito della nostra attività a tutela dei cani, vorremmo esprimerLe la nostra posizione riguardo il problema dei cani utilizzati per i combattimenti.
L’ondata di reazioni scatenata dalle recenti aggressioni a uomini da parte di cani “da combattimento”, in particolar modo Pit Bull, rischia di creare pressioni tali da far accelerare la presa di decisioni da parte dei soggetti istituzionalmente competenti.
Sull’onda dell’emotività, si sta creando il mostro Pit Bull, di cui qualcuno è arrivato a raccomandare la cosiddetta “estinzione programmata”.
Ma si tende a ignorare che mille altri mostri sono pronti a rimpiazzarlo. E non vale a nulla stilare, come si propone il disegno di legge sulla detenzione di cani “pericolosi”, un elenco delle razze “potenzialmente aggressive” (a parte che non si capisce quali possano essere i criteri per una tale classificazione e chi possa stabilirli), perché con i metodi a cui ricorre la malavita per rendere feroci i Pit Bull, qualsiasi cane diventerebbe pericoloso.
Infatti, quando non potranno più “utilizzare” i Pit Bull, “utilizzeranno” i Dogo Argentino, poi i Rottweiler, poi i Pastori Tedeschi, poi i Terrier, poi i Barboncini, poi i Chihuahua, poi i bastardini, e così via. In certe mani ogni cane è un potenziale assassino.
Al di là delle emozioni suscitate da certi fatti, dove ancora una volta l’uomo si macchia di peccato nei confronti degli animali, pensiamo che il problema vada affrontato non colpendo le vittime (con l’estinzione della razza attraverso sterilizzazione), ma colpendo duramente i colpevoli, cioè i criminali organizzatori delle lotte e tutto il sottobosco umano che vi gravita intorno: dagli allevatori complici, agli addestratori, agli scommettitori, ai gestori dei canili che cedono dietro compenso i trovatelli per farli massacrare dai cani addestrati ad ammazzarli, eccetera.
Cosa non facile, di certo, ma se è vero che il giro d’affari di questo “sport” emergente si aggira intorno ai mille miliardi, val la pena di pensare a contromisure serie che lo stronchino al più presto.
Più facile, di certo, è eliminare (anche se gradualmente, cioè in modo programmato) questa o quella razza di cani, ma non è efficace, né giusto. Né tanto meno umano.
Ma veniamo all’esempio specifico dei Pit Bull E’ vero che è un cane creato (quasi come una creatura da laboratorio) per esasperarne al massimo le caratteristiche di aggressività, coraggio, resistenza al dolore.
E’ vero che questa razza è frutto di una precisa selezione e di un successivo addestramento mirati a farne una temibile arma di offesa e di difesa.
E’ però anche vero che proprietari ed esperti della razza ne esaltano le doti di obbedienza, docilità, intelligenza, versatilità.
Ed è proprio sfruttando queste sue doti, che si potrebbe pensare ad una “riconversione”, o come qualcuno l’ha definita, un’ “involuzione positiva”: una riselezione, cioè, che tramite accoppiamenti attenti e rigorosi e un opportuno addestramento riporti la razza a recuperare le naturali doti di socialità, eliminando così le devianze esasperate dall’attuale scellerato allevamento.
Questa “riconversione” potrebbe conferire alla razza una nuova identità, rendendola adatta ad impieghi socialmente utili, quali la lotta antidroga, la pet therapy, ecc.
E’ perciò sulla base delle considerazioni che precedono, che La invitiamo a fare pressioni sugli organi preposti per:
– rivedere il decreto legge sull’estinzione dei cani impiegati nei combattimenti;
– approntare un piano di emergenza per colpire duramente il mondo della criminalità che gravita intorno alle lotte tra cani;
– far effettuare controlli sui canili per bloccare eventuali traffici di cani abbandonati e venduti agli organizzatori di combattimenti;
– penalizzare fortemente il reato di rapimento dei cani (che spesso vengono venduti come sopra);
– prevedere la graduale “riconversione” verso impieghi socialmente utili delle razze costrette ai combattimenti, tramite una selezione accorta e responsabile.
Inoltre, poiché ci è stato riferito che alcune associazioni animaliste invitano i privati ad adottare i Pit Bull sottratti ai combattimenti, suggeriamo che i cani sequestrati alle organizzazioni criminali, anziché essere affidati a privati che difficilmente saprebbero gestirne la forte componente di aggressività, vengano affidati a mani esperte e responsabili.
Si tratta di cani addestrati per diventare feroci, per scatenare una dirompente carica di aggressività, di cani brutalizzati, picchiati, istigati per essere sempre più “cattivi” e pronti a scattare all’attacco. Cani sottoposti a maltrattamenti tali da far inferocire anche un agnellino. Cani che difficilmente, purtroppo, saranno psicologicamente recuperabili. Non per colpa loro, s’intende, o della loro natura, ma per colpa dell’uomo, che spesso si rivela il peggior nemico del suo miglior amico, cioè il cane.
Disponibili ad approfondire un confronto su questi temi, La ringraziamo per l’attenzione.
Cordiali saluti
Diana Lanciotti
vice presidente del Fondo Amici di Paco