Page 3 - Amici ci Paco n.62 | 2016
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Carissimi
amici di Paco,
mancano pochi giorni al 7 marzo, la data in cui un tempo festeg- giavamo il compleanno del nostro Paco. Certo, voi sapete che era una specie di convenzione, perché avendolo adottato non potevamo conoscere la data della sua nascita. Perciò decidemmo che il suo compleanno l’avremmo festeggiato, ogni anno, il giorno in cui era iniziata la sa nuova vita, la sua vita con noi: la sua rinascita.
Da tempo non parlo di lui, su questa rivista, eppure in famiglia non passa giorno in cui io e Gianni, per un motivo o per l’altro, non lo ricordiamo e non parliamo di lui. A fine di quest’anno saranno dieci anni che ci ha lasciati, eppure ci manca ancora tanto. E so che manca anche a voi, e me ne accorgo quando mi scrivete, o mi tele- fonate e non tralasciate mai di rivolgere un pensiero al nostro amato Pachino, che anche voi amavate tanto. Del resto era davvero un cane straordinario, con un carisma che l’ha fatto entrare nel cuore e nella mente di tante persone, e una forza interiore che hanno fatto sì che il suo esempio servisse per far conoscere a tutti l’orribile e fino allora sconosciuta realtà del randagismo. È grazie al mio Paco se in fatto di rispetto e diritti degli animali si sono fatti tanti progressi, se si è smesso di considerare l’occuparsi di loro una cosa superflua, una stravaganza, un lusso. Ora occuparsi degli animali è un dovere, anzi una necessità, per una società impegnata a evolversi. Paco ci ha insegnato la strada, e noi siamo stati i suoi solerti allievi. Qualcuno (già mi sembra di sentirlo) dirà che mi sto autocelebran- do. In realtà non mi sto attribuendo nessun merito, tutt’altro. Sto anzi dicendo che se non fosse stato per Paco, io non sarei qua a fare tutte le cose importanti e bellissime che sto facendo per aiutare i suoi simili in difficoltà. Se non ci fosse stato Paco, non avrei scritto tutti quei libri per raccontare storie che hanno fatto riflettere così tante persone, inducendole, in parecchi casi, a modificare il proprio modo di vivere e di pensare. No, non è merito mio: è tutto merito di Paco, che mi ha aperto gli occhi e il cuore facendomi capire qual
era la strada da seguire affinché un giorno animali e uomini cam- minino su questa terra uniti, in perfetta armonia. Il cammino è an- cora lungo, ma Paco l’ha tracciato senza incertezze. Si tratta solo di seguirlo senza indecisioni ma neppure senza voler correre troppo. I grandi cambiamenti avvengono (molti sono già avvenuti) con gra- dualità, impegnandosi giorno per giorno e compiendo un piccolo passo alla volta. È così che Paco ci ha insegnato: a “persuadere con dolcezza”, senza strepiti o pugni nello stomaco, facendo riflettere col sorriso più che con l’orrore e la brutalità.
Molti di voi ci seguono dall’inizio, e queste cose, le piccole meravi- gliose cose che abbiamo fatto insieme in questi diciannove anni le conoscono. Ma, nel tempo, a noi si sono uniti nuovi “amici di Paco”, e non tutti conoscono fino in fondo il ruolo che Paco ha avuto in certi epocali cambiamenti. È per loro, per spiegare chi era Paco, che riporto qui sotto l’editoriale che scrissi nove anni fa sul numero 36 di “Amici di Paco” per dare la notizia della sua scomparsa.
E sempre per ricordare chi era Paco, nelle pagine successive ripub- blichiamo due dei tanti articoli che furono scritti sui giornali dai giornalisti che l’avevano seguito le sue gesta con simpatia e affetto. E ora, prima di chiudere, auguro a voi e alle vostre famiglie, una Pasqua serena... Mi raccomando: senza agnelli e capretti nel piatto!
Diana e Tommi
Da “Amici di Paco n° 36 - gennaio 2007
Carissimi amici di Paco”
stavolta tocca a me parlarvi. E se vi è già corso l’occhio alla  rma, avrete di certo compreso.
Sì, è così: Paco ci ha lasciati. Dopo mesi di alti e bassi, di “ma sì che ce la fa” e “no, no che non ce la fa”, stavolta il mio, il nostro, il vostro Pachino non ce l’ha fatta. Molti di voi lo sanno già: l’hanno letto sui giornali o sul nostro sito, o l’hanno saputo direttamente da me al telefono, in una delle tante tele- fonate che negli ultimi tempi mi facevate per avere sue notizie.
Ma tanti di voi lo stanno scoprendo adesso... mi dispiace, non sapete quanto mi dispiace dovervelo dire...
Su, però, non fate così... Non piangete. Paco se n’è andato in pace, e credo anche felice. E sono certa, credetemi, che se ne sia andato quando ha deciso lui che era l’ora. Fino quasi all’ultimo il mio, il nostro, il vostro Paco ha fatto la sua vita normale, e questo mi rende almeno serena. Non felice, ma serena sì. Non avrei mai potuto immaginare il mio Paco, il Paco forte, coraggioso, indomito, spegnersi un po’ alla volta, cedere agli acciacchi dell’età, restare paralizzato (sì, sono sicura che sarebbe  nito presto così, visto come gli stavano cedendo sempre più le zampe).
Il mio “re della strada” non avrebbe mai accettato, orgoglioso e indipenden- te com’era, di dipendere in tutto e per tutto da noi, pur amandoci tanto. E così ha deciso che era ora di lasciare le “scomodità” di questo mondo terre- no per assurgere alle comodità del paradiso dei cani (che, come ha sempre detto lui, e come sostengo anch’io, è lo stesso degli umani). Paco la stava covando da qualche settimana, questa decisione. Era dimagrito tantissimo, nonostante i tre pasti quotidiani. E da almeno due settimane non voleva più prendere la medicina, la stessa che gli davo da mesi senza che lui avesse nulla da ridire. Ogni sera, per obbligarlo a ingoiare quelle due pastiglie e mezzo, era una lotta. Nel cibo le avrebbe scovate, isolate e lasciate lì. E così dovevo obbligarlo. E lui ogni volta mi faceva capire che non gli interessava più, di essere curato. Era stanco, lo vedevo, me ne accorgevo ogni giorno di più. Ma speravo che anche stavolta, come ogni altra volta, la Sardegna avrebbe compiuto il miracolo. L’ultima volta era stato in ottobre, quindi due mesi prima, e nonostante gli acciacchi Paco là aveva ripreso energia, appe- tito, si era fatto le sue lentissime ma lo stesso lunghe passeggiate con noi. La Sardegna era il posto che lui amava, dov’era felice di andare, come noi.
Da anni passavamo là l’ultimo dell’anno, via dai botti e dalla confusione, in compagnia dei nostri cani. Stavolta Paco ha voluto arrivarci,  n là. E ha deciso di restarci. Per sempre.
Il grande Paco ora è là, sotto il corbezzolo che lui amava e saperlo là mi fa star bene. Là,  nalmente, ha trovato la pace. Così ha voluto, e dobbiamo accettarlo. E ora che è successo, capisco che è giusto così. Paco ha voluto che la sua storia  nisse là, ma ha voluto indicarci la strada, perché tutto, di nuovo, riprendesse da là.
Qualcuno mi ha detto: peccato che non sia sepolto a Padenghe, insieme a Boris. Ma io sono convinta che, anche se i loro corpi giacciono lontani, in realtà i miei due splendidi cagnoni, che si amavano tanto, si siano ritrovati. E che, come ogni mattina Boris usciva per primo dalla porta della cucina e poi si girava ad aspettare Paco, anche ora, quando gli angeli loro amici aprono la porta sul giardino celeste, lui esca per controllare se è tutto a posto, e poi si giri ad aspettare che Paco lo segua, e poi quando lo vede arrivare proten- da il muso in un bacio fraterno, aprendo il suo faccione in quel sorriso da ragazzone che mi manca sempre. Così come mi mancherà la coda bianca di Paco, sempre pronta a sventolare, mai stanca d’essere gioiosa. Mancherà a me, a Gianni, a Joy, ai mici. Ma, lo so, lo so per certo, mancherà anche a voi. Anche a chi non l’ha conosciuto “di persona”, ma in tutti questi anni gli ha voluto bene, l’ha seguito e sostenuto nel suo impegno per far sì che tanti cani e gatti senza famiglia possano sperare in un mondo migliore. Lo so, man- cherà a tanti. Me ne sono resa conto da quando la notizia si è diffusa, a metà gennaio. Da allora ogni giorno ricevo decine di dimostrazioni di quanto Paco fosse amato e fosse diventato in questi anni un simbolo per tanti. Paco, il mio, il nostro, il vostro Paco ha aperto il cuore e la mente a tante persone e ha indicato la via da seguire: quella del rispetto, della comprensione, dell’a- more. Senza lotte, urli e strepiti. Con dolcezza, perseveranza, tolleranza. Questo numero è dedicato a lui, al grande Paco, allo straordinario cane che è stato. Ricordiamolo insieme, e poi andiamo avanti, tutti insieme, nella stra- da che lui ci ha indicato.
Diana
P.S. Ecco, è nelle piccole cose di sempre che mi manca. Come mettere la sua  rma rossa alla  ne di questo pezzo... e di tutti gli altri che scriverò da qui in poi. Senza di lui, sdraiato sotto la scrivania, a guidarmi e ispirarmi.


































































































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